ROMA ha davvero cambiato volto?

ROMA ha davvero cambiato volto?

LA CHIESA CATTOLICA 500 ANNI DOPO
Il 31 ottobre 2017 segnerà il cinquecentesimo anniversario della Riforma. L’affissione delle novantacinque tesi alla porta della Cattedrale di Wittenberg quel giorno del 1517 per mano di Martin Lutero è uno degli avvenimenti più importanti nella storia del mondo. Infatti, molti evangelici fanno risalire le loro origini a quel momento che diede inizio al movimento Protestante, del quale ci consideriamo gli eredi.
Ma la Riforma accadde cinquecento anni fa! Come per quasi ogni cosa cinquecento anni dopo il suo inizio, le cose sono cambiate. Ma lo sono davvero? Quali questioni hanno suscitato la Riforma? Quali erano le principali proteste contro la Chiesa Cattolica di quel tempo? Le stesse condizioni perdurano anche adesso, tanto da rendere la Riforma incompiuta?

CINQUECENTO ANNI FA
Le novantacinque tesi di Lutero rappresentavano una chiamata a dibattere alcuni degli errori più evidenti della Chiesa Cattolica del suo tempo. I suoi scritti successivi denunciavano molti altri problemi:

  • la negazione della giustificazione per grazia che si riceve per sola fede in Cristo solo
  • una visione non biblica della salvezza che unisce Dio e i peccatori così che la grazia divina, comunicata dai sacramenti della Chiesa, inizia il processo che dura per tutta la vita, e l’uomo risponde attraverso i suoi sforzi compiendo le buone opere per meritare la vita eterna
  • un sistema di autorità erroneo che mette insieme in modo illegittimo la Scrittura con la tradizione e il papato
  • la deprecabile Messa Cattolica che minimizzava la parola di Dio, ignorava l’importanza della fede e rendeva l’Eucaristia poco più di un mero rituale
  • l’erronea credenza che, durante la Messa, Gesù Cristo si rende fisicamente presente per mezzo della transustanziazione
  • l’elevazione inappropriata del ruolo di Maria come mediatrice tra suo figlio, Gesù Cristo, e i peccatori, e come interceditrice che prega per loro e li soccorre
  • una prospettiva errata sui sette sacramenti che comunicherebbero la grazia di Dio ex opere operato
  • la speranza non biblica nel purgatorio, la permanenza nel quale può essere ridotta comprando le indulgenze

Queste erano le questioni fondamentali che Lutero denunciava e criticava nella Chiesa Cattolica dei suoi giorni.

CINQUECENTO ANNI DOPO
E’ comunemente noto che l’unica costante nel nostro mondo è il cambiamento, e questo è vero anche nella dinamica tra Cattolici e Protestanti dopo cinquecento anni. Un felice esempio è che i due gruppi non sono più in guerra tra di loro. Anzi, Protestanti e Cattolici collaborano a fianco a fianco nella politica, nell’istruzione, nell’assistenza sanitaria, nell’etica, e altro ancora. Sono impegnati in cobelligeranza, battendosi insieme contro peccati angoscianti come l’aborto, l’eutanasia, l’eugenetica, il controllo delle nascite, la violenza, la promiscuità e l’intolleranza religiosa. Il clima una volta teso si è ammorbidito.

Inoltre, le due tradizioni sono inclini a sottolineare i punti in comune che le uniscono. Da una prospettiva Protestante, queste similarità (almeno in parte) includono la Trinità, la natura di Dio, la rivelazione divina, la persona di Cristo e la sua crocifissione e risurrezione, lo Spirito Santo, l’immagine di Dio, la corruzione morale del peccato, l’iniziativa divina nella salvezza, e la speranza futura. Da una prospettiva Cattolica (favorita in gran parte dai cambiamenti cominciati con il Concilio Vaticano Secondo, 1962–1965), i Protestanti non sono più destinati all’inferno ma, come fratelli e sorelle separati, fanno l’esperienza della salvezza (ma non della sua pienezza, che è solo per i fedeli Cattolici). Tuttavia, importanti differenze continuano a dividere le due tradizioni. Prendiamo ad esempio i punti sopra elencati uno a uno.

GIUSTIFICAZIONE
Il “principio materiale del Protestantesimo” (il suo contenuto fondamentale) continua a essere un tema scottante del dibattito. Da una parte, la Federazione Mondiale Luterana ha sottoscritto un accordo ufficiale con la Chiesa Cattolica su questa dottrina nella loro Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione (1999). Dall’altra parte, la maggioranza dei Protestanti continua a considerare questa dottrina un punto di differenza fondamentale.

Questo è precisamente il caso quando si esaminano le definizioni di giustificazione accettate dalle due tradizioni. La giustificazione, secondo il Protestantesimo, è un atto legale mediante il quale Dio dichiara i peccatori “non colpevoli”, ma “giusti”, imputando o attribuendo loro la giustizia perfetta di Cristo. Per il Cattolicesimo, “la giustificazione non è soltanto la remissione dei peccati, ma anche la santificazione e il rinnovamento dell’uomo interiore” (Concilio di Trento, Decreto sulla giustificazione, 7). La dottrina Cattolica unisce rigenerazione (la nuova nascita, che avviene, secondo il Cattolicesimo, con il sacramento del Battesimo), santificazione (trasformazione che dura tutta la vita, sostenuta dai sacramenti), e perdono. Una fusione della giustificazione con la rigenerazione e la santificazione di questo genere contraddice la concezione Paolina della giustificazione (per esempio, in Romani 3–4), che è al centro del dibattito.
La giustificazione, che è al cuore della salvezza, continua a essere un serio argomento di divisione.

SALVEZZA
A causa di queste differenze riguardanti la giustificazione, il modo in cui Dio salva i peccatori continua a dividere le due tradizioni. Secondo la teologia Protestante, la salvezza è monoenergistica (mono = solo; ergon = opera): Dio è l’unico agente finale che opera la salvezza mediante la giustificazione, la rigenerazione, l’adozione, e altro ancora. Egli dispensa la grazia (mediante la sua Parola, il suo Spirito, la predicazione, e gli ordinamenti, sebbene non limitati esclusivamente al battesimo e alla Cena del Signore) che compie la salvezza per mezzo della fede suscitata dallo Spirito (Atti 18:27; 1 Pietro 4:11).

Secondo la teologia Cattolica, la salvezza è sinergistica (syn = insieme; ergon = opera): Dio e gli uomini operano insieme per la salvezza dei peccatori. La grazia di Dio inizia il processo, e il fedele Cattolico coopera con tale grazia. In particolare, la grazia è infusa attraverso i sacramenti, trasformando così il fedele in modo che egli possa compiere le buone opere per meritare la vita eterna. Poiché la salvezza è un processo che dura tutta la vita, e poiché si può scadere dalla grazia divina, i Cattolici credono che la salvezza si possa perdere. Di conseguenza, non possono avere la certezza della salvezza, una dottrina sostenuta da molti Protestanti.
La salvezza (il modo in cui Dio opera per soccorrere i peccatori) continua a essere un serio punto di divisione dottrinale.

AUTORITÀ
Chi o che cosa costituisce l’autorità nel rapporto tra Dio e le persone? Il “principio formale (la struttura di autorità) del Protestantesimo” continua a essere un tema di divisione fra le due tradizioni.

Il sola Scriptura Protestante (la Scrittura soltanto) significa che la parola di Dio è l’autorità finale in tutte le materie di fede e di pratica. Ogni dottrina, ogni azione morale, e altre cose simili devono essere fondate nella Scrittura. Questa posizione non nega il valore dei credi della chiesa primitiva, delle confessioni di fede Protestanti, e dei tratti distintivi dell’evangelicalismo, bensì attribuisce a questa sapienza del passato un’autorità ministeriale (ha una funzione di utilità), non un’autorità magisteriale, o finale. A ciascuna chiesa Protestante, Dio ha dato pastori che hanno autorità per insegnare, guidare, esercitare la disciplina, impegnarsi nella missione, e altro ancora.

La struttura di autorità Cattolica è come uno sgabello a tre piedi. Un piede è la Scrittura, che è la parola scritta di Dio. Cattolici e Protestanti continuano a essere in disaccordo sul canone (l’elenco ufficiale dei libri) del Vecchio Testamento. La Bibbia Cattolica contiene gli Apocrifi, sette libri aggiuntivi (Tobia, Giuditta, Sapienza di Salomone, Siracide, Baruc, 1 e 2 Maccabei) e parti aggiuntive di Ester e Daniele. Poiché questi scritti non hanno mai fatto parte della Bibbia Ebraica di Gesù e degli apostoli, e poiché non sono stati accettati nel canone del Vecchio Testamento dalla chiesa primitiva fino alla fine del quarto secolo, i Protestanti rifiutano gli Apocrifi.

Il secondo piede è la Tradizione, ossia l’insegnamento che Gesù trasmise oralmente ai suoi apostoli, che a loro volta lo trasmisero ai loro successori, i vescovi, e che è conservata dalla gerarchia della Chiesa Cattolica. Due esempi di Tradizione sono l’immacolata concezione di Maria e la sua assunzione corporea.

Il terzo piede è il Magistero, o l’ufficio d’insegnamento della Chiesa. Costituito dal papa e dai vescovi, il Magistero continua a fornire l’interpretazione ufficiale delle Scritture e a proclamare la Tradizione, e lo fa in modo infallibile.
Scrittura, Tradizione e Magistero costituiscono insieme la struttura dell’autorità nella Chiesa Cattolica. La questione dell’autorità continua a essere un importante punto di divisione.

LA MESSA
Dal Concilio Vaticano II, la Chiesa ha istituito molti cambiamenti alla sua Messa. Il cambiamento più evidente è lasua celebrazione nella lingua del popolo, non più in Latino. Mentre in precedenza alla Scrittura era data una scarsa attenzione, ora ha un posto di rilievo, specialmente nella prima parte della Messa, la Liturgia della Parola. Sono previste letture dal Vecchio Testamento, dal Nuovo Testamento, e da uno dei Vangeli. Inoltre, l’omelia del sacerdote (o predica) riflette idealmente questi tre testi ed espone il loro comune significato. I fedeli sono incoraggiati a partecipare alla Messa con la giusta disposizione d’animo (fede, umiltà, ricettività) e non come a un mero rito.
Benché i Protestanti siano ancora in disaccordo con molte delle cose che avvengono in essa, la Messa ha subìto molti cambiamenti significativi dal tempo di Lutero.

TRANSUSTANZIAZIONE
Il disaccordo più evidente dei Protestanti con la Messa Cattolica riguarda la presenza di Cristo nel sacramento dell’Eucaristia. E’ il più evidente perché ai Protestanti è proibito ricevere questo sacramento.
La Chiesa Cattolica crede che, durante la Messa, la potenza di Dio e le parole e le azioni del sacerdote producano un cambiamento nella natura del pane in modo che esso diventa il corpo di Cristo, e un cambiamento nella natura del vino in modo che esso diventa il sangue di Cristo. La crocifissione di Gesù duemila anni fa non è un evento che rimane confinato nello spazio e nel tempo. Anzi, la sua morte è ripresentata durante la Messa. In questo modo, l’Eucaristia, “fonte e culmine di tutta la vita cristiana” (Catechismo della Chiesa Cattolica, sezione 1324), rinnova il sacrificio unico di Cristo ripetutamente.

Questa è stata la prospettiva della Chiesa fin dal tredicesimo secolo, e rimane ancora oggi il suo credo. I Riformatori erano in forte disaccordo con la transustanziazione, e nessun Protestante da allora l’ha mai accettata. La transustanziazione continua a essere un importante punto di divisione.

MARIA
Contrapposte dalla grande divisione tra Cattolici e Protestanti su Maria, le due tradizioni hanno quantomeno tre punti in comune: Maria è la madre di Dio; ossia, colui che nacque da lei è il Figlio di Dio, pienamente divino. E’ una donna benedetta perché fu la madre del nostro Salvatore e Signore (Luca 1:42, 48). E’ un modello di obbedienza della fede perché si sottomise all’ardua volontà di Dio per lei (Luca 1:38, 45).
Nondimeno, le dottrine fondamentali che i Protestanti rifiutano comprendono l’immacolata concezione di Maria, la sua vita senza peccato, la sua verginità perpetua, la sua partecipazione alle sofferenze di Gesù per compiere la salvezza, e la sua assunzione corporea in cielo. I Protestanti respingono anche i titoli Mariani di “Avvocata, Aiutante, Benefattrice e Mediatrice” (CCC, 969). Il ruolo di Maria continua a rappresentare una differenza importante tra Cattolici e Protestanti.

I SACRAMENTI
La Chiesa Cattolica riconosce sette sacramenti: Battesimo, Confermazione, Eucaristia, Penitenza, Unzione degli Infermi, Matrimonio, e Ordine Sacro. I Riformatori ridussero questo numero a due, sottolineando che solo il battesimo e la Cena del Signore furono istituiti da Gesù e hanno segni fisici che li accompagnano (battesimo: Matteo 28:18–20, acqua; Cena del Signore: Matteo 26:26–29, pane e calice).

Inoltre, i Protestanti dissentono sull’efficacia di questi sacramenti nel conferire grazia ex opere operato, ossia con la sola amministrazione del sacramento. Per esempio, quando un sacerdote amministra il Battesimo, la grazia è infusa al bambino ed è purificato dal peccato originale, nato di nuovo, e incorporato a Cristo e alla sua Chiesa. Il suo battesimo è efficace indipendentemente dalla condizione morale del sacerdote che ha amministrato il sacramento, e chiaramente il bambino non è pronto per la salvezza. I Protestanti danno enfasi all’associazione del battesimo e della Cena del Signore con la parola di Dio e con la fede che accetta la grazia di Dio, la quale non è infusa nelle persone. Il numero, la natura, e l’amministrazione dei sacramenti continua a essere un importante punto di divisione.

PURGATORIO
Secondo la teologia Cattolica, se un Cattolico muore nella grazia di Dio (quindi, senza avere peccati mortali non confessati che lo condannerebbero all’inferno) ma non del tutto purificato, la sua anima va in purgatorio. Questo è uno stato temporaneo di purificazione finale dalle macchie del peccato perdonato, nel quale l’anima è purificata così da potere alla fine andare in paradiso. Mentre subisce sofferenze passive nel purgatorio, il tempo da trascorrere in esso può essere abbreviato. I santi in paradiso intercedono per lui. I Cattolici in vita pure pregano per lui, pagano denaro per celebrare Messe di suffragio, e ottengono indulgenze per suo conto. Un’indulgenza rimette la punizione temporanea del tutto o in parte.
La teologia Protestante dissente da questa dottrina perché essa trae il suo sostegno da 2 Maccabei 12:38–45, uno scritto apocrifo, e da un’interpretazione sbagliata di altri testi biblici (1 Corinzi 3:15; Matteo 12:32). Oltretutto, se la giustificazione dichiara una persona peccatrice “non colpevole”, ma “giusta”, non c’è bisogno di ulteriore purificazione dal peccato dopo la morte. Il purgatorio continua a essere una differenza importante.

ANCORA DA RIFORMARE
Se da un lato alcune cose sono cambiate nella Chiesa Cattolica Romana per avvicinare Cattolici e Protestanti dopo cinquecento anni, molte differenze importanti li dividono ancora. Un approccio a queste difficoltà è minimizzare la divisione. Per esempio, ci si aspetta che entro il prossimo anno Papa Francesco dichiari che la Riforma è finita. Partendo dalla Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione, citerà gli accordi raggiunti su questa dottrina un tempo controversa e sottolineerà che gli anatemi (condanne) del sedicesimo secolo verso i Protestanti da parte dei Cattolici e verso i Cattolici da parte dei Protestanti sono stati rimossi. Così la Riforma sarà ufficialmente conclusa.

Tristemente, questa prospettiva omette di affrontare le differenze che permangono tra le due tradizioni. La Chiesa Cattolica professa ancora false dottrine su giustificazione, salvezza, autorità, transustanziazione, Maria, sette sacramenti efficaci ex opere operato, e purgatorio. Non è utile a nessuno aggirare queste questioni per amore di un approccio minimalista. Mentre possiamo essere d’accordo sul fatto che molto è cambiato, dobbiamo anche prendere atto che la Riforma resta incompiuta.


Gregg Allison è professore di teologia cristiana al Southern Baptist Theological Seminary a Louisville (Kentucky) e co-autore del libro “The Unfinished Reformation: What Unites and Divides Catholics and Protestants After 500 Years”.

By Gregg Allison. Source: desiringGod.org

Sei disposto a “sprecare” la tua vita?

Sei disposto a “sprecare” la tua vita?

Giuda non poteva comprendere la decisione ridicola di Maria. Durante la cena prese un vasetto di profumo costoso e lo versò sui piedi di Gesù! Quel profumo valeva quasi un anno di guadagno.
Che spreco! Pensa solo a cosa si poteva fare con quei soldi. “Perché l’unguento non era venduto per 300 denari e dato ai poveri?”.

Ma aiutare il povero non era veramente la preoccupazione di Giuda. “Diceva così, non perché si curasse de’ poveri, ma perché era ladro, e tenendo la borsa, ne portava via quel che vi si metteva dentro” (Giovanni 12:6). La preoccupazione di Giuda era Giuda.
Giovanni 12 evidenza il contrasto estremo tra Maria e Giuda. Uno ha “sprecato” il suo profumo costoso su Gesù. L’altro ha rubato dalla borsa di Gesù.
Cosa li spingeva a fare ciò? Volevano ottenere qualcosa. Entrambi hanno inseguito il tesoro che credevano li potesse rendere felici. Per Maria, Gesù era la Perla del grande prezzo, più prezioso dei soldi. Per Giuda, 30 pezzi di argento erano un prezzo ragionabile per la Perla.

Ancora una volta la Bibbia illustra in modo bellissimo l’edonismo cristiano. Versiamo il nostro amore, il nostro tempo, la nostra energia, i nostri soldi – in altre parole, la nostra adorazione – su ciò che crediamo abbia valore per noi. E quando vediamo altri adorare ciò che noi consideriamo meno prezioso, lo consideriamo uno spreco.

Nella critica di Giuda su Maria sentiamo ciò che il mondo pensa su coloro che danno qualcosa di prezioso a Gesù. Perché questo spreco? Il tuo tempo, o soldi, o mente non potevano essere spesi meglio?

Seguire Gesù a volte significa scegliere di perdere ciò che il mondo considera un guadagno. Gesù disse: “Chi ama la sua vita, la perde; e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà in vita eterna” (Giovanni 12:25). “Odiare la tua vita su questo mondo” significa rinunciare al guadagno terrestre per avere un guadagno eterno.

La verità è che questo tipo di vita è adorazione, non uno spreco. Così come Maria versò il suo profumo, una vita di amore sacrificata per Gesù mostra quanto davvero prezioso Egli è. Questa verità predica al mondo confuso che Cristo è il guadagno e il vero spreco è guadagnare il mondo mentre perdi la tua anima. Quindi chi ti dice che stai sprecando la tua vita? Il mondo? O Gesù? Forse lo senti sia da uno che dall’altro. Quale opinione ti influenza di più?

Un altro pensiero incoraggiante da Giovanni 12.
Gesù ha dato la responsabilità ad un ladro di controllare la sua borsa. E sapeva esattamente quello che stava facendo! Non è straordinario? Gesù ci ha mostrato attraverso un esempio dove non dovremmo porre la nostra fiducia. Lui stesso disse: “Nessuno può servire due padroni; perché o odierà l’uno ed amerà l’altro, o si atterrà all’uno e sprezzerà l’altro” (Matteo 6:24). Gesù aveva fiducia in Dio che avrebbe provveduto a tutto quello di cui aveva bisogno per questo dormiva in pace, pur sapendo che Giuda stava rubando.

Ecco il punto: Quando cerchiamo il Regno di Dio per primo, tutto il resto ci verrà dato. E il nostro Padre può facilmente donarci quello che un qualsiasi ladro può rubare. Non è una buona notizia? Non dobbiamo avere paura di dare di più a Dio. Non dobbiamo avere paura di perdere ciò che il mondo può rubare. Dio provvederà a ciò di cui abbiamo bisogno. Perché Lui è tutto quello di cui abbiamo veramente bisogno.

Mi accodo a voi nel cercare prima il Regno di Dio.

By: Jon Bloom Source: desiringGod.org
Source: http://www.desiringgod.org/articles/are-you-willing-to-waste-your-life?lang=it

Perché è così difficile evangelizzare per i Cristiani?

Perché è così difficile evangelizzare per i Cristiani?

Forse perché stanno cacciando, quando dovrebbero pescare! Io m’intendo di caccia perché una volta lo facevo. Ma non spesso. Come la maggior parte dei Cristiani, non mi sentivo a mio agio nell’invadere la privacy delle altre persone ed imporre conversazioni religiose che loro non volevano. Nella nostra cultura, la religione di una persona viene considerata come una faccenda privata – non sono affari degli altri. Però ci viene insegnato di evangelizzare in un modo invadente, a volte persino in un modo contenzioso. Noi scegliamo una vittima, iniziamo il discorso in un modo scaltro, e poi procediamo con un piccolo sermone preconfezionato. Quasi tutti i libri di evangelizzazione nella mia libreria consigliano i modi migliori per cacciare.

Ma nelle Scritture vediamo Gesù e gli apostoli che pescano. Un approccio molto diverso. Sia Paolo che Pietro descrivono l’evangelizzazione come principalmente il rispondere alle domande che fanno le persone. Noi spieghiamo il vangelo alle persone che lo vogliono ascoltare! Che differenza! In questo modo, evangelizzare diventa gradevole!
Un problema con la caccia è che dobbiamo avvicinarci alle persone in un modo indiscriminato. Non sappiamo cosa sta succedendo nei loro cuori. E’ un colpo nel buio.
Potremmo accidentalmente trovare qualcuno che cerca, ma il più delle volte le nostre vittime saranno indifferenti od ostili al vangelo – oppure potrebbero comportarsi in quella maniera perché li abbiamo colti di sorpresa. E noi odiamo essere rifiutati.
Ma l’approccio nelle Scritture è di pescare fuori quelli che cercano, fra tutti gli altri non credenti, e concentrarci su di loro. Ma come individuiamo quelli che cercano? Attraverso le loro domande. E come riusciamo a fargli fare le domande? Attraverso il nostro stile di vita Cristiano attraente e le parole adatte ed occasionali che riguardano il Signore. Nell’oceano di persone di questo mondo, ad ognuno di noi vengono assegnate certe pozzanghere — la nostra famiglia estesa, il nostro vicinato, il nostro posto di lavoro o a scuola, i nostri contatti professionali ed i club sociali – ogni posto in cui i non credenti hanno l’opportunità di osservare le nostre vite. Il Vangelo non deve essere solo ascoltato, ma anche visto.

Qual è l’esca che attrae le persone che cercano?
Paolo mette l’enfasi su quattro cose.
1. L’integrità personale, l’onestà, la veridicità, la pazienza, la purità morale, ecc.
2. Fare il meglio nei nostri posti di lavoro, come se il nostro titolare fosse Gesù Cristo stesso! Lavorare di tutto cuore, coscienziosamente, scrupolosamente e creativamente
3. Rapporti premurosi con le persone intorno a noi, specialmente le persone ferite – non dandogli solo il Vangelo, ma anche noi stessi.
4 Commenti appropriati riguardo Dio – non punteggiando ogni frase con la religione, ma dicendo le parole adatte al momento giusto.
Vedi Colossesi 4: 5, 6: ” Procedete con sapienza verso quelli di fuori riscattando il tempo. Il vostro parlare sia sempre con grazia, condito con sale, per sapere come vi conviene rispondere a ciascuno.”
Paolo enfatizzava uno stile di vita biblico anche in un vicinato e posto di lavoro immorale ed idolatra. La prossima clausola significa essere non solo zelanti, ma usare ogni opportunità (il “tempo” qui è kairos).
Poi il nostro parlare dovrebbe essere con grazia in ogni situazione, ma non sdolcinato. Piuttosto, dovrebbe indurre a far pensare ed a far domande. Per Paolo, l’evangelizzazione era uno stile di vita ed il rispondere alle domande di quelli che cercavano.
Paolo si aspettava che i convertiti evangelizzavano alle persone intorno a loro — specialmente sul posto di lavoro (o a scuola). Lui dimostra come vivere una vita santa in una società infognata – nessuno aveva mai visto prima un Cristiano! Lui mostra un’etica lavorativa biblica che era essenziale se i pigri, ladri, taccheggiatori, e schiavi indegni dovevano diventare credenti forti, ed avere famiglie sane e produrre chiese indipendenti. Più di tutto, lui modella evangelizzazione laica, non pagata – un approccio che era ideale per il posto di lavoro, e che non allontanava le persone.
Guardiamo 1 Pietro 3:14-17, in cui Pietro insegna lo stesso approccio della pesca, non solo perché è ideale per le persone che lavorano, ma perché è anche ideale nella severa persecuzione. “Non abbiate di loro alcun timore e non vi turbate. . . “ Paura di chi? I persecutori, le autorità. Loro non ti possono toccare senza il permesso di Dio! Noi dobbiamo crederci. “Anzi santificate il Signore Dio nei vostri cuori.” Siate consci della sua presenza. Abbiate un attitudine di adorazione. Dipendi da lui nella crisi. “Siate sempre pronti a rispondere a vostra difesa a chiunque vi domandi spiegazione della speranza che è in voi con mansuetudine e timore.” Con grazia. “Avendo una buona coscienza affinché, quando vi accusano di essere dei malfattori, vengano svergognati coloro che calunniano la vostra buona condotta in Cristo.” Stile di vita. Avere un comportamento ed un parlare che induce alle domande. Di che cos’è che chiederanno, quelli che cercano? La speranza dei Cristiani. Come possono i Cristiani ad essere pazienti, gentili e speranzosi quando affrontano la persecuzione fisica, la discriminazione economica e la perdita delle loro proprietà?
Ci sono molti altri benefici a questa evangelizzazione di pesca che viene insegnato da Paolo e Pietro. Permette a quelli che cercano, di intraprendere le conversazioni iniziali al loro passo, quando sono pronti loro. Le domande di quelli che cercano, ti mostrano esattamente le risposte che hanno bisogno — quelle per cui sono pronti. Tu scopri quello che lo Spirito Santo sta già facendo in loro, così puoi pazientemente collaborare con lui, invece di correre avanti a lui.
Non aver paura delle domande. Rispondi sempre come un allievo, non in un modo autorevole. In questo modo sembrerai meno minaccioso, e ti toglierà la pressione. Non hai mai detto che avevi tutte le risposte. A volte potresti dire, “Fammi pensare a questo fino a domani così ti posso dare una spiegazione chiara.” Dopo le prime tre o quattro domande, puoi dire, “Io non sono un luminare su questo soggetto, ma vorrei che tu vedessi quello che Gesù diceva a riguardo.” (Oppure Paolo o Giovanni) Poi fai uno studio biblico a quattr’occhi di due o tre versetti. Questo porterà ad altre domande. Suggerisci che vi trovate insieme il giorno dopo, per studiare un passo più lungo. Questi piccoli studi in genere diventano settimanali, in cui quello che cerca, invita altre persone che cercano. Questi studi biblici evangelistici – o investigativi, sono molto efficaci nel vincere le persone che cercano, ad una fede in Gesù Cristo, perché sono pazienti, completi e fatti ad hoc per l’individuo.

Rebecca Pippert
Articolo tradotto da Daniele Wiens

Gesù ha trascorso 30 anni ad essere noioso

Gesù ha trascorso 30 anni ad essere noioso

Per i primi 30 anni della sua vita, Gesù era noioso.
Lui era un falegname sconosciuto che non stava facendo “grandi” cose per Dio. Lui lavorava insieme a suo papà, usando le sue mani per formare, limare e rifinire pezzi di legno. Lui tranquillamente studiava le scritture, e cresceva in statura davanti a Dio e gli uomini. Lui non aveva un ministerio pubblico. Lui non scriveva libri, non faceva un tour di conferenze, non adottò un bambino, non dava via il 75 % del suo stipendio e non andava a fare vari viaggi missionari. Lui amava il Signore con tutto il suo cuore, onorava suo padre e sua madre, e silenziosamente faceva il suo lavoro.

Gesù stava sciupando la sua vita? Assolutamente no.
Lui stava facendo esattamente cosa Dio lo aveva chiamato a fare. Mentre le sue mani lavoravano sulle assi ruvide di legno, lui stava silenziosamente ottenendo la nostra salvezza. Gesù, il modesto carpentiere, il costruttore di mobili, era totalmente radicale.
E per 30 anni visse silenziosamente.

Tu non devi lasciare casa tua per essere pazzo ed infuocato per il Signore.
Gesù trascorse i suoi primi 30 anni semplicemente lavorando ed ubbidendo. Questo mi dice che è possibile essere radicale cambiando pannolini, o creando fogli di lavoro, o spalando la neve, o facendo qualsiasi incarico banale a cui sei stato chiamato.
Per il cristiano, non c’è nessuna cosa che può essere considerato lavoro insignificante.
Essere radicali per Gesù vuol dire ubbidire Gesù, amare Gesù e proclamare Gesù ovunque noi siamo, sia che siamo nel campo missionario in Cambogia o in una linea di montaggio nella fabbrica dietro casa.

Stephen Altrooge (traduzione di Dan Wiens)

Attendiamo e affrettiamo la venuta del giorno di Dio

Attendiamo e affrettiamo la venuta del giorno di Dio

“Poiché dunque tutte queste cose devono dissolversi, quali non dovete essere voi, per santità di condotta e per pietà, mentre attendete e affrettate la venuta del giorno di Dio, in cui i cieli infocati si dissolveranno e gli elementi infiammati si scioglieranno!” (2Pietro 3:11-12).

L’apostolo Pietro in questa meravigliosa lettera, scritta a coloro che hanno ricevuto la “fede preziosa” nel nostro Dio e Salvatore Gesù Cristo, impiega prima un capitolo sull’importanza della santificazione e lo sviluppo delle virtù cristiane, poi avverte dei falsi profeti e della loro fine imminente avvolti dalle loro stesse iniquità e nel terzo capitolo mette l’enfasi sulla seconda venuta del Signore, chiamandolo giorno di Dio, mettendo l’enfasi sul fatto che Dio non ritarda la sua promessa, ma il giorno che aspettiamo verrà, come un ladro e le cose come le conosciamo ora passeranno, passerà tutto attraverso il Giudizio di Dio, letteralmente il v. 10 afferma che la terra e le sue opere saranno bruciate, tutto sarà manifesto e verrà alla luce.
Quindi arriviamo ai nostri versetti in questione: Pietro sottolinea la nostra responsabilità di credenti ad avere una condotta sana, come fa intendere la parola nell’originale, si tratta di crescere nella santificazione dalla separazione del credente dal “mondo” inteso come sistema di cose; la parola pietà si riferisce alla relazione di reverenza e timore di fronte ad un Dio santo e il verbo essere al presente nella frase retorica “quali non dovete essere voi” sottintende che queste qualità devono essere una costante della vita del credente che aspetta l’imminente ritorno di Cristo.

Infatti il versetto 12 parla di attendere ed è consequenziale alle qualità citate prima; in definitive la santificazione e la stretta comunione con Dio provocano una trepidante e gioiosa attesa nel credente consacrato che addirittura, vivendo una vita consacrata a Lui,  affretta il ritorno di Cristo.
Infatti l’applicazione pratica di questi versetti sta proprio in questo punto:
Noi vivendo una vita centrata sulla comunione con Dio, vivendo alla sua presenza costantemente, centrata quindi sul vivere il Vangelo, possiamo senza per forza barcamenarci nell’esasperazione delle strategie missionali, vivere una vita altamente missionale.
Mi viene in mente la testimonianza di mia moglie Claudia che con la sua vita consacrata a Dio, mentre svolge il suo lavoro di infermiera è costantemente sospinta dallo Spirito santo a manifestare il suo amore e la sua grazia dando continuamente Gloria a Lui.
Dopo tanti anni, e per ovvi motivi di tempo, durante l’orario di lavoro, non ha avuto l’opportunità di comunicare il Vangelo ai suoi colleghi in un modo completo, dopo tre anni, la sua vita Vangelocentrica, comincia a portare frutto e da qualche tempo diversi colleghi si stanno avvicinando alla lettura e conoscenza della parola di Dio, perchè in ogni modo la vita nel timore del Signore, procedendo verso la santificazione, contagia in un modo positivo quelli che ci circondano.

La nostra vita osservata dagli altri, il nostro esempio di cristiano nella vita quotidiana, le nostre preghiere, il nostro amore gli uni per gli altri e l’amore verso i non credenti, la compassione e l’aiuto portato ai bisognosi, il vivere come comunità la GRAZIA, contribuiscono a portare le persone attorno a noi al ravvedimento.
L’imperativo è vivere ogni giorno consapevoli che il Signore potrebbe tornare in ogni momento e consapevoli che con le nostre vite trasformate dalla meravigliosa grazia di Dio possiamo influenzare il mondo circostante affrettando il giorno del Signore che verrà inesorabile, portando il giusto giudizio di Dio sulla terra, il vecchio sistema passerà e noi credenti vedremo i nuovi cieli e la nuova terra, nei quali abiti la giustizia, secondo la sua promessa.

Conclusione: vuoi vivere una vita missionale, impattando il mondo attorno a te con il Vangelo?
Quello che conta non è quello che dici , ma quello che veramente fai. (Francis Chan) dal libro Crazy Love.

Direi che le strategie e i dettagli logistici dei nostri ministeri missionali, o gli “eventi evangelistici” di se per se stessi sono secondari e sicuramente meno importanti.
Quello che conta è mantenersi puri, in comunione con Dio, procedendo attraverso il cammino angusto della santificazione, con in una mano il Vangelo di Cristo e nell’altra mano l’amore e la compassione secondo pietà, combattendo il buon combattimento e affrettando con il nostro esempio vissuto il ritorno del Signore.

Francesco Arco

10 cose che un missionario non ti direbbe mai.

10 cose che un missionario non ti direbbe mai.

Essere un missionario è un lavoro difficile. Tutti lo sanno. Ciò che noi riteniamo siano momenti duri – mancanza di divertimento, rischio di contagiare malattie, e altre cose simili – è solo un accenno alle difficoltà della vera vita missionaria. Spesso sono le cose non dette che in realtà corrodono lo zelo e l’anima del missionario. Ecco qua solo alcune queste cose…

1. 
NON HANNO TEMPO NE’ ENERGIE PER SCRIVERE… MA LO FANNO PER TE.

CIO’ CHE DICONO
Hai letto la mia ultima lettera di preghiera?
CIO’ CHE INTENDONO DIRE
Lettere di preghiera, post sul blog, aggiornamenti del sito – tutti gli “esperti” mi dicono che ho bisogno di mandare notizie fresche in modo regolare, così che tu non ti dimentichi di me. Ma sai che c’è…scrivere è difficile, specialmente per coloro che non sono scrittori nati. Sai cos’altro è difficile? HTML, CSS, PHP, ed un sacco di altra roba tecnologica che si deve imparare solo per rendere decente un sito o una e-mail. Davvero voglio raccontarti come vanno le cose, ma è difficile far uscire avvincenti racconti mentre ho un bambino malato che dorme in braccio. E se devo cercare di codificare un link “mailto”, mi viene da gridare!

2. I “MI PIACE” DI FACEBOOK NON PAGANO I CONTI.
CIO’ CHE DICONO
Grazie infinite per l’incoraggiamento
CIO’ CHE INTENDONO DIRE
Sono felice che ti piaccia il mio status di Facebook. Sono felice davvero. Il punto è che quando dico che abbiamo bisogno di 1.200 € entro la fine della settimana per pagare le tasse scolastiche per dei bambini orfani, sto parlando di Euro veri e necessità vere. Contrariamente a ciò che si dice, Bill Gates non dona un dollaro ad ogni “mi piace”. Questo è compito tuo. Quindi, la prossima volta che ti piace il mio status, prendi in considerazione anche di mandarmi un po’ di contante.

3. CHIEDONO DENARO PERCHE’ NON HANNO ALTRA SCELTA.
CIO’ CHE DICONO
Confido in Dio, Colui che provvede ad ogni cosa e sono davvero grato per i nostri sostenitori.
CIO’ CHE INTENDO NON DIRE
Prima che tu pensi che questo sembri “un po’ lagnoso e da affamati-di-soldi”, è bene tu sappia che io davvero disprezzo chiedere soldi. Da sempre. E ora devo chiederli quasi sempreEd anche quando non li chiedo, penso a come chiederli. Non ci sono mai abbastanza risorse per fare tutto il bene che sto cercando di fare, e vivo con il tormento pensando che quella persona a cui non ho chiesto aiuto in denaro sia proprio quella che avrebbe firmato l’assegno maggiore… se solo gliel’avessi chiesto. Quindi, quando chiedo soldi, sappi che lo faccio con timore e tremore.

4. NON HAI MAI SENTITO PARLARE DEI LORO GIORNI PEGGIORI.
CIO’ CHE DICONO
Per favore prega per me. Ho una settimana con molte prove.
CIO’ CHE INTENDONO DIRE
Le cose qui vanno piuttosto male. Se ti dico ciò che succede per davvero, potresti anche venire a salvarmi, o potresti pensare che io stia esagerando. Se tu sentissi alcune delle cose che ho detto ad alta voce, potresti mettere in discussione il fatto che io sia salvato. Se tu conoscessi alcuni pensieri che alle volte mi frullano in testa, potresti anche  mettere in discussione la mia salute mentale. Qualche volta le buone giornate sono rare, quindi non oso raccontarti le cose peggiori. Se lo facessi, probabilmente mi suggeriresti di gettare la spugna.

5. HANNO BISOGNO DI UNA VACANZA… MA NON TE LO DIRANNO SE LO FANNO.
CIO’ CHE DICONO
Ho bisogno di un periodo di riposo.
CIO’ CHE INTENDONO DIRE
Dopo 2 o 3 anni di duro lavoro, molte persone sentono di aver bisogno di una piccola pausa. Portare la famiglia al mare. Visitare un parco a tema, un parco nazionale, o simili. Bramerei una vacanza, onestamente, però, mi sento in colpa a “viziarmi”, piuttosto che mettere tutto il mio tempo e risorse nel ministero. Soprattutto, so che alcune persone mi giudicherebbero male se la mia vacanza fosse “troppo bella”. Se raggranellassi e risparmiassi persino i centesimi per 5 anni, così da trascorrere una settimana in un’ isola esotica. Certo, non si verrebbe a sapere, perché io non posso tollerare commenti pungenti del tipo  “dev’essere proprio bello” (quelli detti davanti a me), oppure “La mia donazione serve per la tua vacanza” (questo forse lo penseresti, ma non lo diresti ad alta voce – almeno non a me). Quindi, mi tengo tutto dentro tutto, per paura d’essere giudicato.

6. I GRUPPI DA OSPITARE SONO UN INCUBO.
CIO’ CHE DICONO
Sono tanto contento che il vostro gruppo arrivi!
CIO’ CHE INTENDONO DIRE
Che tu sia benedetto. Tu pensi che mi stai facendo un favore. Trenta persone si presentano alla mia porta e si aspettano che si provveda ai trasporti, cibo, ospitalità, visita guidata e una lista di progetti di servizio lunga un chilometro. Tu sei qui per “aiutare”.  Il punto è che nelle altre 51 settimane dell’anno noi programmiamo di fare ciò che è necessario, per riuscire a far del bene qui. Cioè, ad eccezione del tempo che dedichiamo a lavorare sulla logistica del tuo gruppo. Vieni qui per aiutarmi a costruire un recinto, quando posso assumere lavoratori locali per costruire un recinto in molto meno tempo di quanto tu impieghi ad arrivare. Apprezzo il tuo desiderio di aiutare e io sono felice di avere ospiti, ma prendi in considerazione il tipo di aspettative del tuo gruppo prima di organizzare un viaggio. Un gruppo di 3 o 4persone altamente specializzate è molto più utile al nostro ministero che dei turisti “missionari”  schiamazzanti.

7. ANDARE A CASA”  SIGNIFICA UN SACCO DI LAVORO.
CIO’ CHE DICONO
È bellissimo tornare a casa.
CIO’ CHE INTENDONO DIRE
Per favore, cerca di comprendere. Al momento, ho due case. Quando sono in una casa, sono lontano dall’altra, e ci sono un sacco d’emozioni coinvolte in tutto ciò. Innanzi tutto, la mia vita è assolutamente folle quando vado “a casa”. Devo vedere parenti e amici, visitare le chiese sostenitrici, e amministrare carte riguardo ciò che avviene con la mia salute, le mie difficoltà elettroniche e scartoffie amministrative…e tutto questo sia che si tratti di poche settimane, sia di pochi mesi. Passo il mio tempo tra valige ed urgenze da un appuntamento all’altro… è bello essere a casa?Lo è. Ma quando sono sull’aereo per andare nell’altra casa, tiro un sospiro di sollievo poiché la vita torna alla “normalità”.

8. E’ FACILE PER DIO PROCEDERE SUL SEDILE POSTERIORE DELLA LORO VITA.
CIO’ CHE DICONO
Non sono bravo nella cura di me stesso.
CIO’ CHE INTENDONO DIRE
Diciamocelo francamente. Non sono un santo. Non sono più spirituale di quanto lo sia tu. Non inizio la mia giornata con tre ore di meditazione leggendo e pregando. Solitamente appena sveglio mi metto al lavoro. E c’è un sacco di lavoro da fare qui. Infatti, c’è così tanto da fare che è tanto facile passare dal concentrarmi su fare le cose per Dio al perdere lo sguardo su Dio per ciò che Lui è. Nel perseguire la chiamata, alle volte rischio di dimenticare il Chiamante. La mia vita spirituale, qualche volta, è quasi inesistente, eccetto che per sporadici pianti disperati “Dio perchè?”.

9. È DIFFICILE FIDARMI DELLE PERSONE.
CIO’ CHE DICONO
Sto cercando dei colleghi di lavoro strategici.
CIO’ CHE INTENDO DIRE
Ci sono delle brave persone qui, lo sono davvero. Ma qui, nel mio lavoro, ho visto il lato peggiore dell’essere umano – il più delle volte dalle persone con le quali lavoro e di cui mi fido. Gli altri missionari e i pastori possono essere i peggiori, proprio quando pensi di conoscere qualcuno, ti pugnalano alle spalle, di fronte e dai lati. Sono arrivato al punto in cui, semplicemente, non mi fido di nessuno. Sono sempre in guardia, e le cose non cambiano. Mi rifiuto di provarci di nuovo. Se ciò significa che devo fare tutto da solo, allora così sia.

10. SONO SOLI.
CIO’ CHE DICONO
Sto bene – sono solo molto impegnato nel ministero.
CIO’ CHE INTENDONO DIRE
Avendo trascurato la mia relazione con Dio, e avendo rinunciato completamente ad un rapporto con le persone, sono rimasto solo con me stesso. A volte sogno su come la mia vita sarebbe se tornassi alla mia città, alla mia vecchia chiesa e dai miei vecchi amici. Potrei avere un lavoro normale, guadagnare un salario – con spese sanitarie e vacanze pagate. Potrei fare acquisti e cenare in posti normali. Più di tutto, avrei relazioni normali con le persone. Ma qui? Sono completamente solo. Non so se c’è qualcun altro come me qui, e so che se tornassi a casanessuno capirebbe. Voglio sentirmi voluto, invitato ed amato. Voglio che qualcuno si preoccupi di me nella stessa maniera in cui io lo faccio per gli altri.

Sono enormemente grato per i miei amici missionari in tutto il mondo che mi hanno aiutato a compilare questa lista. Se sei un amico, membro della sua famiglia o un missionario, per favore condividi questo con loro e inizia a riflettere seriamente su questa pubblicazione. Adam Mosley Tradotto da (10 THINGS MISSIONARIES WON’T TELL YOU – By Adam Mosley)

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