“Poiché dunque tutte queste cose devono dissolversi, quali non dovete essere voi, per santità di condotta e per pietà, mentre attendete e affrettate la venuta del giorno di Dio, in cui i cieli infocati si dissolveranno e gli elementi infiammati si scioglieranno!” (2Pietro 3:11-12).
L’apostolo Pietro in questa meravigliosa lettera, scritta a coloro che hanno ricevuto la “fede preziosa” nel nostro Dio e Salvatore Gesù Cristo, impiega prima un capitolo sull’importanza della santificazione e lo sviluppo delle virtù cristiane, poi avverte dei falsi profeti e della loro fine imminente avvolti dalle loro stesse iniquità e nel terzo capitolo mette l’enfasi sulla seconda venuta del Signore, chiamandolo giorno di Dio, mettendo l’enfasi sul fatto che Dio non ritarda la sua promessa, ma il giorno che aspettiamo verrà, come un ladro e le cose come le conosciamo ora passeranno, passerà tutto attraverso il Giudizio di Dio, letteralmente il v. 10 afferma che la terra e le sue opere saranno bruciate, tutto sarà manifesto e verrà alla luce.
Quindi arriviamo ai nostri versetti in questione: Pietro sottolinea la nostra responsabilità di credenti ad avere una condotta sana, come fa intendere la parola nell’originale, si tratta di crescere nella santificazione dalla separazione del credente dal “mondo” inteso come sistema di cose; la parola pietà si riferisce alla relazione di reverenza e timore di fronte ad un Dio santo e il verbo essere al presente nella frase retorica “quali non dovete essere voi” sottintende che queste qualità devono essere una costante della vita del credente che aspetta l’imminente ritorno di Cristo.
Infatti il versetto 12 parla di attendere ed è consequenziale alle qualità citate prima; in definitive la santificazione e la stretta comunione con Dio provocano una trepidante e gioiosa attesa nel credente consacrato che addirittura, vivendo una vita consacrata a Lui, affretta il ritorno di Cristo.
Infatti l’applicazione pratica di questi versetti sta proprio in questo punto:
Noi vivendo una vita centrata sulla comunione con Dio, vivendo alla sua presenza costantemente, centrata quindi sul vivere il Vangelo, possiamo senza per forza barcamenarci nell’esasperazione delle strategie missionali, vivere una vita altamente missionale.
Mi viene in mente la testimonianza di mia moglie Claudia che con la sua vita consacrata a Dio, mentre svolge il suo lavoro di infermiera è costantemente sospinta dallo Spirito santo a manifestare il suo amore e la sua grazia dando continuamente Gloria a Lui.
Dopo tanti anni, e per ovvi motivi di tempo, durante l’orario di lavoro, non ha avuto l’opportunità di comunicare il Vangelo ai suoi colleghi in un modo completo, dopo tre anni, la sua vita Vangelocentrica, comincia a portare frutto e da qualche tempo diversi colleghi si stanno avvicinando alla lettura e conoscenza della parola di Dio, perchè in ogni modo la vita nel timore del Signore, procedendo verso la santificazione, contagia in un modo positivo quelli che ci circondano.
La nostra vita osservata dagli altri, il nostro esempio di cristiano nella vita quotidiana, le nostre preghiere, il nostro amore gli uni per gli altri e l’amore verso i non credenti, la compassione e l’aiuto portato ai bisognosi, il vivere come comunità la GRAZIA, contribuiscono a portare le persone attorno a noi al ravvedimento.
L’imperativo è vivere ogni giorno consapevoli che il Signore potrebbe tornare in ogni momento e consapevoli che con le nostre vite trasformate dalla meravigliosa grazia di Dio possiamo influenzare il mondo circostante affrettando il giorno del Signore che verrà inesorabile, portando il giusto giudizio di Dio sulla terra, il vecchio sistema passerà e noi credenti vedremo i nuovi cieli e la nuova terra, nei quali abiti la giustizia, secondo la sua promessa.
Conclusione: vuoi vivere una vita missionale, impattando il mondo attorno a te con il Vangelo?
Quello che conta non è quello che dici , ma quello che veramente fai. (Francis Chan) dal libro Crazy Love.
Direi che le strategie e i dettagli logistici dei nostri ministeri missionali, o gli “eventi evangelistici” di se per se stessi sono secondari e sicuramente meno importanti.
Quello che conta è mantenersi puri, in comunione con Dio, procedendo attraverso il cammino angusto della santificazione, con in una mano il Vangelo di Cristo e nell’altra mano l’amore e la compassione secondo pietà, combattendo il buon combattimento e affrettando con il nostro esempio vissuto il ritorno del Signore.
Francesco Arco