LO SAPEVI CHE…

 David Brainerd è conosciuto sopratutto per la sua opera evangelistica fra gli Indiani del New Jersey iniziata nel 1744. La sua fama da studente a Yale è meno encomiabile. Brainerd fu espulso dopo avere criticato un docente ed aver partecipato ad un incontro di risveglio proibito. E’ morto a ventinove anni di tubercolosi mentre si trovava a casa di Jonathan Edwards. Più tardi fu lo stesso Edwards a scrivere la biografia della vita di Brainerd, è fu per tanti una tale ispirazione da andare sul campo di missione.


 Alexander Smith fu l’unico uomo a sopravvivere il famoso ammutinamento del Bounty nel 1789. Smith si ritrovò confinato sul isola di Pitcairn assieme ad alcune sopravissute. Divenne un credente dopo avere per caso ritrovato la Bibbia della nave ed essersi ravveduto dal suo precedente modo di vivere. In seguito Smith trasformò la comunità con il messaggio del Vangelo. La Bibbia originale è ancora visibile in una chiesa del luogo.


 William Branwell ebbe un ruolo determinante nel risveglio inglese durante i primi del novecento. Era famoso per i suoi incontri di preghiera alle cinque di mattina. Credeva che la preghiera fosse la chiave per il risveglio e non iniziava mai un giro di predicazioni senza averlo prima preparato in preghiera. Si alzava alle quattro di mattina e poi pregava così forte da farsi sentire qualche isolato più in là. Se non era previsto un incontro alle cinque allora continuava a pregare.


 William Carey è spesso definito come il “padre del movimento missionario contemporaneo”, ma era, di fatto, un povero ciabattino auto-didatta, che non era in grado neppure di vestire o sfamare i suoi figli in modo adeguato ed era sposato con una donna con seri problemi psicologici. Dopo che la famiglia andò fino in India nel 1793, il loro figlio più giovane morì, il maggiore scappò e non videro neppure una conversione durante i loro primi dieci anni. Oltre tutto, si scoprì che il compagno medico di Carey era andato fino in India per sfuggire ai suoi creditori. Ma al tempo della morte di Carey nel 1834, aveva tradotto la Bibbia in quaranta quattro lingue, avviato le prime chiese cristiane in India, e rivoluzionato la filosofia della missione avendo sancito il contributo delle donne al ministero, incoraggiando pastori nazionali, ed insistendo che fosse un team di missionari a lavorare insieme in una nazione.


 Henry Martyn nato in Inghilterra, il 18 Febbraio, 1781, era di famiglia benestante e studio nelle migliori scuole. A 16 anni andò all’università di Cambridge nel 1797, quattro anni dopo si laureò in matematica con il massimo dei voti. “Ho ottenuto i miei più alti desideri, ma sono rimasto sorpreso di scoprire che ho afferrato un ombra”. Queste furono le sue parole pronunciate dopo aver realizzato di aver corso invano lontano da Dio. Nel 1802 decise di abbandonare la sua vita di agio e di prestigio per diventare un missionario. Dopo un periodo passato come assistente di Charles Simeon, partì come missionario in India nel 1805 con l’incarico di cappellano. In meno di due anni tradusse l’intero Nuovo Testamento, un commentario sulle parabole, e parte del libro delle preghiere in lingua “Hindi”. Dopo che fu incaricato di supervisionare la versione Persiana del Nuovo Testamento, si ammalò tanto da costringerlo a rientrare in patria. Nel viaggio di rientro in patria le sue condizioni di salute peggiorarono fino a perdere la vita. Morì il 16 Ottobre 1812 in una città della Turchia tra estranei, alla sola età di 31 anni.


 “Sarai mangiato dai Cannibali” queste furono le parole, di un attempato credente, dette a John G. Paton, dopo la sua richiesta di voler andare come missionario alle Nuove Ebridi. Ecco come rispose Paton: “Signor Dickson, ora lei è abbastanza avanzato negli anni, e la sua immediata prospettiva è quella di giacere in una bara, per poi essere mangiato da vermi; io le confesso che, se posso vivere e morire servendo e onorando il Signore Gesù, non mi fa nessuna differenza se vengo mangiato da Cannibali o da vermi; perchè nel Gran Giorno della resurrezione il mio corpo resusciterà esattamente come il suo, nelle sembianze del nostro Redentore risorto”.


 “Il funerale del settarismo” queste furono le parole usate alla London Missionary Society, quando nel 1795, le adottarono come proprie “fondamentale principio del nostro disegno non è il Presbiterianesimo, l’Indipendentismo, l’Episcopalismo, o altre forme di governo della chiesa” verso terre lontane. Invece, il nostro obbiettivo è quello di portare il glorioso vangelo del Dio benedetto ai pagani”.


 La China Inland Mission fu fondata da Hudson Taylor nel 1865. L’organizzazione rifiutò di accettare qualsiasi pagamento e decisero di affidarsi completamente a Dio per ogni cosa. Tale presa di posizione fu presto conosciuta attraverso tutta la Cina, e molti che avevano rifiutato di ascoltare il vangelo decisero di dialogare con i missionari della CIM.


 Hudson Taylor non fu il primo missionario in Cina; fu semplicemente il primo missionario dell’era moderna. Si vestiva da cinese, portava i capelli come loro e rinunziò a tutte le usanze occidentali. Accettò ben volentieri le donne missionarie (persino le nubili, cosa mai sentita allora…), si preoccupò di usare l’assistenza medica per svolgere un ministero efficace in risposta ad un bisogno reale, e gestì il suo gruppo missionario come una unica collettività. A nessuno fu garantito uno stipendio, ma ognuno condivideva le entrate in maniera equa. L’opera di Taylor cambiò la faccia delle missioni e la sua China Inland Mission crebbe diventando lo sforzo missionario più grande nella storia di quella nazione.


 “Per quale motivo bisogna dare una fisionomia tanto straniera al Cristianesimo?” Questa fu la domanda fatta da Hudson Taylor quando gli fu chiesto di descrivere il suo singolare approccio all’opera missionaria. Piuttosto che chiedere ai cinesi di conformarsi alla cultura occidentale, lui si immerse nella cultura cinese per guadagnare la loro fiducia. Commentò: “Non vogliamo la loro de-nazionalizzazione, ma piuttosto la loro cristianizzazione”.


 Catherine Booth desiderava sin dalla sua giovane età di aiutare i bisognosi, si sposò con William Booth, un ministro, nel 1885, e insieme iniziarono una vita dedicata all’evangelizzazione. Catherine era molto forte nella sua fede e spesso usciva con suo marito durante i suoi impegni di testimonianza nonostante si occupasse anche dei suoi otto figli. Più avanti nella vita, insieme a suo marito fondarono una Missione Cristiana nella parte Est di Londra, che poi diventò un’organizzazione mondiale chiamata Esercito della Salvezza.


 David Livingstone fu uno dei missionari più conosciuti del suo tempo. Livingstone ebbe soltanto una conversione nella sua esperienza da missionario, ma è popolare oggi perché le sue esperienze servirono come ispirazione per molte altre persone che decisero di andare sul campo di missione.


 La Sisters of the Common Life fu fondata da Amy Carmichael, una missionaria inglese in India. Amy fu missionaria per più di cinquant’anni in India, scrisse trentacinque libri in cui condivideva le sue esperienze e fu una vera ispirazione per molte donne ad andare sul campo di missione. Fondò questa organizzazione in parte per combattere la solitudine tanto frequente fra donne missionarie che non potevano sposare, se no perdevano i finanziamenti dalle agenzie missionarie che finanziavano solo donne nubili. Il lavoro si rivelò essere un grande successo e rappresentò per le donne singole un atmosfera di famiglia. Alla fine degli anni ’50 i membri di questa organizzazione erano novecento.


 Nel 1956 cinque missionari, Jim Elliot, Nate Saint, Roger Youderian, Edward McCully, e Peter Fleming, furono uccisi da Indiani Ecuadoriani vicino al fiume Curaray. La vedova di Jim Elliot, Elisabeth, raccontò la storia dei cinque missionari l’anno seguente nel suo libro intitolato “Oltre le porte di splendore”.


 Mary Slessor, era una tipica missionaria del XIX secolo, anche se difficilmente tipica per via del ministero straordinario che iniziò. Mary proveniva dalla Chiesa Presbiteriana Scozzese e nel 1876 andò come missionaria in Africa. Allora aveva 27 anni e fu fortemente influenzata da un altro missionario, David Livingstone. Lavorò come missionaria nell’attuale Nigeria per 38 anni e fu una straordinaria testimonianza di fede in Cristo. Sebbene si innamorò, non si sposò mai. Invece ebbe una famiglia tutta sua, prendendosi cura di bambini Africani e rimanendo vicina a quelli che testimoniava e amministrava.


 La storia di Eric Liddell, diventò molto famosa negli anni ’80, grazie al film “Chariot of fire” che ricevette grande apprezzamento appena uscì nelle sale cinematografiche. Eric Liddell, un atleta olimpionico, fece scalpore rifiutandosi di competere nella corsa di domenica guadagnandosi le prime pagine dei giornali. Il giovane atleta più avanti decise di andare in Cina come missionario. Nel 1942 fu catturato dai Giapponesi e morì nel 1945 di tumore al cervello prima che venisse rilasciato.

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